RECOVERY FUND: A COSA SERVE
Il Recovery Fund, tradotto "fondo di recupero", nasce da una vecchia proposta francese elaborata con lo scopo di emettere i Recovery Bond (obbligazioni da vendere ai risparmiatori), con garanzia nel Bilancio UE, il tutto condividendo il rischio senza una vera mutualizzazione del debito passato.
È con l’arrivo del covid-19, che l’Italia ha iniziato a domandarsi come poter sfruttare questo fondo per arginare l’impatto devastante del coronavirus sulle imprese italiane e le loro famiglie.
Naturalmente, non solo l’Italia ha rivolto lo sguardo verso il Recovery Fund, ma anche altri paesi, in quanto tutte le principali economie del Vecchio Continente a causa del covid-19 hanno archiviato nel 2020 flessioni imponenti del PIL, anche nel primo periodo del 2021.
L’UE quindi ha compreso la necessità di adottare soluzioni condivise per il recupero economico del blocco ed è proprio in questo contesto che ha trovato terreno fertile il fondo di recupero.
Non è stata un’impresa semplice. I membri settentrionali dell’UE, come Austria, Olonda ecc.. si sono espressi contro qualsiasi forma di condivisione del debito mentre i membri meridionali (più colpiti da questa pandemia), come Italia e Spagna si sono mostrati più favorevoli, visto anche lo stato dei loro conti pubblici.
I paesi beneficiari dei fondi europei dovranno dimostrare di rispettare lo stato di diritto e i basilari principi di democrazia nelle loro nazioni, dall’altra parte UE si è impegnata ad elaborare linee guida chiare su sua interpretazione con la possibilità di invocare la Corte di Giustizia.
La Commissione prevede di prendere in prestito la somma di 750mld di euro, (che rimborserà gli investitori tramite il proprio bilancio per un lungo periodo, fino a quattro decenni), dai mercati finanziari e distribuirla agli Stati membri tra il 2021 e il 2024.
Circa 560 miliardi di euro saranno indirizzati su uno "strumento di recupero e sviluppo" che andrà direttamente ai governi. Ad esso si affiancherà uno strumento speciale di 31 miliardi di euro per sostenere le aziende che necessitano di aiuti di Stato temporanei e 9,4 miliardi di euro per prepararsi a future crisi sanitarie. Italia e Spagna saranno i maggiori beneficiari.
Il Piano, non prevede l’elargizione libera e continua di miliardi a fondo perduto. Al contrario, gli Stati che ne beneficeranno, dovranno garantire l’utilizzo dei fondi entro determinati programmi di riforma, in materia di digitalizzazione, sostenibilità e ovviamente sanità e ricerca.
In sostanza aspettiamoci, nuove tasse di cui a portarne il peso saranno soprattutto le aziende, c’è già una stima che prevedrebbe un prelievo fiscale extra di 20-30mld di euro l’anno sui bilanci delle grandi aziende.
L’ UE, dovrebbe garantire in termini di liquidità, continuità e solidità, senza le quali il dilemma d’una possibile onda di disoccupati si potrebbe trasformare in un dramma.
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